Luce del mondo
Luce del mondo
Può alle volte capitare di rimanere al buio e cercare di seguire qualsiasi luce si avvisti all'orizzonte. Non è nulla di strano o di patologico, ma una normale fase della vita che può capitare ad ognuno di noi. Si smette di credere un po' a tutto e si finisce per diventare nichilisti e freddi.
Va beh però ci sta pure no? essere un po' in balia degli eventi, sentirsi sotto un treno, incompresi da tutti che ce l'hanno con noi, e poi se il mondo fa schifo e non voglio saperne più nulla che colpa ne ho io? Se voglio stare spento, fregarmene un po' ne avrò il diritto?
Beh, come ha detto il papa nell'udienza all'Azione Cattolica pochi giorni fa, nello slogan "I care", per un cristiano questa è una bestemmia terribile, 1000 volte peggio di quelle che si sentono al bar durante un torneo di briscola o alla partita di calcetto.
La fede cristiana per molti è un palliativo, cioè quella roba che tu usi per stare un po' meglio e ravvivare un po' la tua luce. See cose vanno bene Gesù lo lasci nel cassetto del comodino a prendere polvere, per poi ritirarlo fuori quando hai un problema e così, se fai tutto il bravo e dici le preghiere, lui ti salverà. Poi, passata la crisi, via di nuovo a fare quello che ti pare e a mettere la modalità cristiano su off.
A grande sorpresa, contro quello che tutti pensano mediamente dei cristiani, (e direi anche a ragione veduta visto che ci comportiamo spesso così), la fede cristiana nel Dio di Gesù Crsito è qualcosa di scomodo perché ci chiede di essere "luce del mondo", proprio a noi che odiamo tutti, che non crediamo a nulla e che vorremmo solo avere i soldi, il benessere e poterci fare i cavoli nostri, in santa pace: datemi il mio piccolo mondo, io non vi rompo, voi non rompete a me.
Gesù ci invita ad essere luce del mondo, anche e soprattutto quando siamo spenti e vorremmo mandare tutto al diavolo! Una cosa paradossale a pensarci ma nemmeno tanto se si considera che questa luce non viene da noi e non dipende dal nostro giramento di scatole. Essere luce del mondo significa risplendere dell'amore di Dio per l'uomo, far vedere che siamo figli di un Dio che non è tiranno ma Padre, e che questo ci rende in grado di affrontare ogni difficoltà, da quelli più insopportabili e incomprensibili, fino a quelli più banali e futili, come passare del tempo con quello lì che non possiamo vedere nemmeno da lontano.
La luce che Dio ci dona nasce dal rapporto filiale con Lui, nella preghiera e nel servizio a chi più necessita il nostro amore, che paradossalmente sono quelli che più ci sono lontani ("ama i tuoi nemici!" cit.)
Mentre i cristiani sono visti come quelli che pregano e vivono di conforto in un Fuo personale che li aiuti nelle difficoltà, la testimonianza evangelica è invece un invito a donare l'impossibile, ad essere luce per chi è nelle tenebre e non ce la fa, anche quando i primi a non farcela siamo noi, sicuri però che Dio è presente e non ci abbandona. I santi nella storia non sono quelli che hanno fatto tanto del bene e basta, ma coloro che hanno amato chi non gliene ha dato alcun motivo.
Solo quando si è pronti a donare quella luce che non abbiamo, la luce di Cristo, che Dio accende in noi, allora si riceve ancora più luce. L'amore di Dio trasfigura tutte le cose, ridona vitalità a tutti i nostri rapporti, alle amicizie, alle relazioni, al nostro modo di vivere i problemi e di affrontare la vita.
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