Mc 15, 41-47 - Tempo della resa

Il Vangelo di Marco 

Il cammino del discepolo

Tempo della resa Mc 15, 41-47

 Nella vita sono frequenti le occasioni in cui, arrivato al fallimento, davanti a una cocente sconfitta, ci si arrende ai fatti e non si può fare altro che gettare la spugna, bello sognare ma la realtà è diversa, la vita è difficile e bisogna rassegnarsi. Gesù è morto, il suo movimento è sciolto, solo tre donne sono rimaste sotto la croce. I sacerdoti sono sazi e hanno avuto quello che volevano. Hanno tanto faticato ma alla fine quel sovversivo è morto e possono tornare ad essere oro guide del popolo e a fare i loro comodi, senza nessuno che giudichi la loro coerenza. Una vittoria su tutti i fronti. 

I poveri discepoli sono scappati con la coda fra le gambe, il popolo che tanto osannava Gesù è sparito. Chissà se  coloro che ha salvato e aiutato si ricordano ancora di lui? Rappresenta bene quel momento della nostra vita in cui dobbiamo raccogliere i pezzi perché quello che speravamo e desideravamo non si è realizzato. Abbiamo tanto voluto fosse così e invece? Nulla è andato come previsto. Quando ci hanno chiesto come stavamo, abbiamo finto che nulla fosse successo, che tutto fosse ok, che non ci importasse più di tanto, giusto per non  fare la figura dello scemo e far vedere che cadiamo sempre in piedi, che nulla ci tocca. 

La cit. della vita dopo un delusione:

Io?? Ci speravo?? No!! Era così, tanto per scherzare!!

Ci sto male? Ma no, cosa mi importa!! 

Gesù deposto dalla croce è lo proprio questo per chi gli era fedele: l' avresti seguito fino alla morte il giorno prima, non avevi altro desiderio, oggi non ti ricordi nemmeno chi sia. Ogni volontà viene meno, ogni desiderio è spento, un pietra enorme rotola davanti alla porta del sepolcro, siamo condannati alla realtà. Basta essere l'ingenuo di un tempo, è ora di crescere, capire come è la realtà è che devi pensare a te, al quieto vivere, ad andare avanti, perché le cose belle finiscono e non c'è lieto fine, a meno di non essere disposto a calpestare tutto e tutti e vendere l'anima, come hanno fatto i sacerdoti del tempio o ad autoconvincerti che quello che riesci a fare ti basta. Chissà se Pietro si fosse convinto che la sua fuga alla fine era giusta, che il suo rapporto con Gesù era tossico per la sua vita. Forse non sarebbe morto martire e noi non avremmo San Pietro. 

Solo le donne restano lì,  a vedere dove lo depongono, loro che Marco aveva sempre messo sullo sfondo, che mai avevano fatto sparate o promesse folli come i discepoli, ma umilmente avevano seguito il maestro. Si unisce un potenziale nemico, un membro del Sinedrio, Giuseppe di Arimatea, che avrebbe voluto salvare Gesù e ora non può fare altro che chiedere il corpo a Pilato per dargli sepoltura nel suo sepolcro. Almeno questo glielo doveva, fosse solo per ripulirsi la coscienza, per non essersi battuto fino in fondo o anche solo per obbedire ai precetti della legge giudaica. Lui lo salva dalla fossa comune, fine tipica di un condannato, gli dona un sepolcro di sua proprietà. Marco ci dice che Pilato è stupito che Gesù sia morto così in fretta e chiede conferma al centurione. Gesù è veramente morto, non è uno scherzo. 

Prima del tramonto della Parasheve, vigilia del sabato, Gesù è sepolto frettolosamente, lasciato lì, avvolto in un lenzuolo, per poi fare tutti gli onori funebri con calma alla domenica, quando il divieto di lavoro del sabato sarebbe passato. Deposto nella roccia, un sepolcro grotta secondo l'usanza del tempo per le persone più agiate, Gesù è chiuso nel cuore della terra.  Per un giorno intero tutto si ferma. Marco non dice nulla sul sabato, una sorta di stop, di messa in pausa. 

Non c'è molto da dire forse, se non chiedersi se quella pietra è definitiva o no, se sancisce la fine di tutto o se è solo un  brusco stop. I  sogni si dicono stare nel cassetto, a portata di mano, ma chiusi dentro, tanto che alle volte ci rimangono incastrati e muoiono lì. Con Gesù è accaduto forse lo stesso, ridotto alla tomba, il progetto divino, la fede che tutti avevano riposto in lui, viene sepolta, nel freddo della terra, nel sepolcro scavato in una grotta. 

Marco ci lascia intendere che solo le donne sanno dove è nascosto Gesù, in quale cassetto è sepolto, e solo loro possono tirarlo fuori. Pietro, i discepoli tutti, hanno gettato la spugna, presi a pugni dalla dura realtà, che non gli ha lasciato scampo e li ha resi nuovamente tristi. Davanti alla disfatta cosa dire, Gesù è morto e Dio lo ha abbandonato, cosa pensare? 

L'evangelista chiude il capitolo mettendo una pietra davanti al sepolcro. Gesù è veramente morto, lo sa Pilato e il centurione, ha scampato la fossa per merito di Giuseppe, le donne sanno dov'è ma è deposto prima del sabato, la pietre viene posta innanzi al sepolcro. Cala la sera del Venerdì, il sabato sta per sopraggiungere, un giorno di silenzio e vuoto, rotto però da un rumore di sottofondo insopportabile,  il ronzio dei desideri più profondi sepolti nei nostri cuori che urlano di poter essere liberati.  

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