Mc 14, 43-65 Il silenzio degli innocenti
Gesù è stato preso, la situazione precipita. tutti sono fuggiti e ora il maestro è nelle mani dei suoi avversari che lo vogliono morto. Per fortuna la legge giudaica del tempo richiedeva un processo per mettere a morte un uomo. Ancora una volta si pongono molti dubbi sulla storicità dell'accadimento: Gesù è portato in piena notte dal sommo sacerdote, che ai tempi di Gesù era Caifa, in carica dal 18 al 36 d.C. , il quale riunisce tutta l'élite del tempio di Gerusalemme. Questa figura era la massima autorità religiosa del tempo, come potrebbe essere oggi il Papa, in quel periodo di estrazione sadducea. come capo religioso aveva dei forti legami con l'impero romano regnate e sembrerebbe (da Giuseppe Flavio) che la carica fosse assegnata direttamente dal potere centrale di Roma, a volte a seguito di generose offerte. La carica era poi ereditaria; si può quindi immaginare i legami politici e di potere con le varie élite della Palestina del tempo. Forse proprio la vicinanza con il potere centrale spinge l'autorità religiosa a voler eliminare Gesù, visto come minaccia contro la stabilità del paese e fonte di problemi.Il Vangelo di Marco
Il cammino del discepolo
Il silenzio degli innocenti Mc 14, 53-66
A presiedere il tribunale sarebbe dovuto essere convocato l'organo competente, il Sinedrio, un tribunale composto da 71 membri secondo le fonti del Mishnah. La cosa assurda e inverosimile è che la riunione è fatta in piena notte, immediatamente dopo l'arresto. Inoltre, ai tempi di Gesù. non è così scontato che il Sinedrio potesse mettere a morte un uomo senza l'autorizzazione dell'autorità romana. Questo un altro motivo della riunione segreta per condannare Gesù: trovare una motivazione lecita e convincente per i romani per mettere a morte il Nazareno. Il processo, che sia avvenuto storicamente così o meno, è descritto da Marco come una farsa: tutti cercano di accusare Gesù di qualcosa che non ha fatto, lo calunniano ma non riescono a trovare un accordo sui fatti. I testimoni erano essenziali nel processo ed era necessaria ci fosse concordanza tra i presenti, pena l'invalidità del processo (Dt 19,15) Tuttavia, nonostante sia un processo falsa, nessuno riesce ad esprimere un parere concorde su Gesù. Marco sembra quasi suggerire che nella menzogna non si può giungere ad una accordo né ad armonia. Iniziano a venire fuori le prime accuse, relative alla volontà di Gesù di distruggere il tempio di Gerusalemme, santuario santo e sacrissimo i particolare per il gruppo religioso dei Sadducei al potere all'epoca. Questa accusa era all' orecchio della classe sacerdotale intollerabile e poteva suonare pericolosa anche all'amministrazione romana: un uomo che voglia demolire il Tempio, struttura centrale e fondamentale per l'unità religiosa del popolo è sicuramente da condannare. Non mancano i riferimenti nella scrittura alla restaurazione del tempio (Ez 40-48) dopo la distruzione compiuta da Nabucodonosor, né, dopo la ricostruzione, erano mancate le rivolte più sanguinose per la sua purificazione, come quella portata avanti dalla casata dei Maccabei, che l liberarono dalla profanazione dei greci, intenti con Antioco Epifane ad imporre la religio classica ellenistica. Gesù in realtà intendeva probabilmente sostituire il culto del tempio vuoto, spelonca di ladri, con il culto del vero Dio, che si manifesta nella sua persona e nel suo corpo, morente sulla croce, ma resuscitato al terzo giorno. Neanche questa accusa però trova consenso. La cosa assurda è che se il processo era una farsa, come non non sono riusciti ad accordarsi?
Il sommo sacerdote, vedendo che Gesù non controbatte a nessuna delle accuse che gli vengono rivolte, decide di andare dritto al punto, chiedendo a Gesù:
«Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?».[62]Gesù rispose: «Io lo sono!E vedrete il Figlio dell'uomoseduto alla destra della Potenzae venire con le nubi del cielo».[63] Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? [64] Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte.
Et Voilà! In un secondo Gesù rompe il silenzio e l'accusa è pronta. Tutti tramavano contro di lui, cercando un falso motivo per incriminarlo. Quasi ironicamente Marco sottolinea l'incapacità dei presenti di accordarsi, come a dire che nella menzogna non può esserci comunione ed unità. Gesù però non controbatte, sa perfettamente che quelle sono accuse futili, a cui non vale la pena rispondere. I cristiani, nel passato e ancora oggi, sono accusati di tante cose, spesso anche giustamente. Essere bigotti, falsi, ipocriti, invasati, mosci, depressi o repressi. Tutto e il contrario di tutto può essere detto riguardo ad una persona o di un gruppo. Sull'esempio di Gesù però, dato che nessuna di quelle ingiurie corrisponde alla verità, non vi è bisogno di dire nulla, i fatti lo testimoniano e tutte le falsità vengono prima o poi svelate. Davanti a quella domanda però, così cruciale per la fede cristiana, Gesù apre bocca. Se fosse rimasto zitto, forse non sarebbero riusciti a trovare alcuna versione convincete per incriminarlo. Invece no, per essere fedele, per non ripudiare la propria essenza, Gesù viene allo scoperto. Non può nascondere di essere il Figlio di Dio, Figlio dell'uomo di cui il profeta Daniele parlava e che doveva manifestarsi nella gloria del Padre. Su questo esempio, ogni cristiano non può nascondere la sua fede, non può rinnegarla ma deve restare fedele a questa verità. Certamente, la verità non può essere negate, la fede in Gesù, Cristo Figlio di Dio e volto del Padre, non si può tacere.
La verità fa male, è scomoda, porta chi non la vuole accettare a strapparsi le vesti (gesto di terribile mortificazione e sdegno) e a conseguenze molto gravi per chi la difende. I sacerdoti e l'assemblea condannano Gesù e cominciano a sbeffeggiarlo e a insultarlo, come il peggiore dei malfattori, lo hanno condannato senza difesa, per blasfemia.
Quando un cristiano può scendere a compromessi, quando deve rimanere sulle sue posizioni, quando deve flettersi, quando deve irrigidirsi? Il discernimento è difficile in questi casi, ma Gesù ci insegna come la chiave per decidere correttamente è guardare al Padre, evitando guerre di principio, ma focalizzandosi sull'essenziale, restando sempre fedeli alla verità. Gesù era pronto quando lo hanno catturato, resta stoicamente fedele alla strada che il Padre ha tracciato, perché nonostante sia piena di dolore e sofferenza, che non porti al successo e alla vittoria, contribuisce alla realizzazione del Regno di Dio.
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