Mc 14, 43-53 Il bacio di Giuda

 Il Vangelo di Marco

Il cammino del discepolo

 

Il bacio di Giuda Mc 14, 43-53

C' è un momento nella vita delle persone in cui sembra che ormai tutto sia finito e nulla possa andare per il verso giusto. Sono situazioni assurde, in cui ci si ritrova tremendamente soli e nessuno sembra essere dalla nostra parte. Un po' come accade nel mondo dello spettacolo, quando il giorno prima hai milioni di fan sui social e qualche tempo dopo sparisci e per avere un po' di visibilità devi arrivare fare le ospitate da Barbara D'Urso o come opinionista in qualche programma trash. Gesù si ritrova nella medesima situazione, abbandonato nel giardino dei Getsemani, con i suoi discepoli addormentati, incapaci di vegliare. Mentre loro se la ronfavano alla grande, Giuda allerta, come da accordi, gli scribi, gli anziani e i capi dei sacerdoti, che inviano i loro servi, le guardie del tempio e una folla con bastoni, spade e altre armi. Marco ci racconta che Giuda ha preparato un segnale preciso: bacerà colui che è il maestro. A che server questo gesto? Vuoi che nessuno dei presenti conoscesse chi fosse Gesù?  Questo segnale era veramente necessario? Gesù stesso ribadisce come loro fossero lì con lui, al tempio, mentre parlava davanti alla folla, come possono dubitare? Il bacio è simbolo di intimità, non solo tra gli amanti ma anche tra discepolo e maestro e tra genitore e figlio. Giuda si avvicina a Gesù e chiamandolo "Rabbì", che appunto significa maestro, lo consegna alla folla che è venuto a prenderlo. La situazione si fa subito rovente con uno dei seguaci di Gesù (Marco nono ci dice chi sia), che taglia l'orecchio del servo del sommo sacerdote, dopo averlo percosso. Gesù prende parola e si consegna in mano agli aggressori. Questa è la volontà del Padre, la volontà di Gesù, che si sacrifica, come vittima innocente della perfidia umana. Le scritture trovano compimento finalmente. 

Pensate all'assurdo della scena che l'autore presenta: una folla armata si reca di notte nel Getsemani per prendere un predicatore e un piccolo gruppo di seguaci. La scena cucita da Marco sottolinea alcuni elementi chiave: è Giuda, uno dei dodici, che ha vissuto con Gesù, che lo consegna, riconoscendolo quasi ironicamente come Maestro. Lo bacia, con un gesto di intimità, quasi a voler dare il segno della morte che a breve sopraggiungerà. Una moltitudine di uomini armati, arresta un uomo solo, che, davanti al tentativo di uno dei suoi di difenderlo, si consegna inerme. Nessun altro che muove un muscolo, tutti che fuggono in preda al panico, quel maestro per cui erano pronti a dare la vita, fino al giorno prima, che mai si sarebbero pensati di abbandonare, ora lo lasciano in mano ai nemici, lo sacrificano e si mettono in salvo. Anzi no, Gesù si sacrifica per loro, era ben conscio che questo momento sarebbe arrivato, non era più rimandabile. Il giusto e innocente è messo a morte per mano degli empi, tema molto caro anche al libro della Sapienza (Sap. 1,16; 2,24)  o nella figura dei profeti perseguitati, come Isaia, Ezechiele e Geremia. Con fede incrollabile in Dio, Gesù consegna la sua vita per molti, come aveva detto nell'Eucarestia. Marco però non vuole tanto porre l'attenzione su Gesù, vittima innocente immolata, ma sul credente, che ha solo l'imbarazzo della scelta nel personaggio in cui immedesimarsi. 

Può scegliere i discepoli, per primo Giuda, che tradisce Gesù con un bacio, per denaro, perché forse in conflitto con il maestro o per invidia. Oppure  gli altri discepoli, che hanno lasciato tutto per seguire Gesù, che davanti alle sue parole e alle sue opere sono saliti sul carro dei vincitori, ma ora fuggono in preda alla paura, vedono il vero volto del loro Messia e cedono. Davanti al fallimento non resistono, nonostante avessero giurato che lo avrebbero seguito sempre, con tutte le loro forze. 

Ci sono poi gli scribi e i farisei, uomini di giustizia, saggi e retti, quelli che non sbagliano mai, che parlano con maturità e bontà, ma tutto solo in apparenza. Sono invece delle vipere, dei diavoli che, rischiando di perdere la loro posizione, i loro benefici, l'autorità e la faccia, sono pronti a tutto, a calpestare chi li ostacola, a tramare di uccidere un innocente. Non manca poi la folla, ipocrita e pecorona, che mai di giorno, davanti tutti, avrebbe osato controbattere Gesù, ma lo viene a prendere armata di notte. Ogni giorno poteva contrastare Gesù, controbattere, ma mai si è esposta, forse per paura di ritorsione. Quello che accomuna tutti è l'ipocrisia è l'agire nel nascondimento, nelle tenebre. Nessuno di noi è anche oggi esente da questo pericolo, di giurare eterno amore ma poi di voltare le spalle, di non parlare chiaro ma agire alle spalle di chi ci è più vicino, di essere pronti a tutto, pur di raggiungere il proprio fine. 

Tutto il brano si basa sulla fedeltà: emblematica è la figura del giovane, che indossa solo un lenzuolo, che fugge terrorizzato e che perde il lenzuolo e rimane nudo, simbolo della vergogna e della povertà dell'uomo che non riesce a restare saldo nella fede, nell'amore e nella giustizia.

"Il più coraggioso dei prodi fuggirà nudo in quel giorno."
Amos 2,16

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