Mc 14, 1-12 - Presagio di morte

Il Vangelo di Marco
Il cammino del discepolo

 

Presagio di morte Mc 14, 1-12

Si avvicina la Pasqua a Gerusalemme e tutto il popolo è in fermento. Durante la settimana santa i fedeli si recano in pellegrinaggio verso la città per festeggiare la festa più importante della religione ebraica, che poi sarà tale anche per i cristiani. I potenti della città, i sacerdoti, gli scribi e gli anziani sono stanchi di Gesù e dei movimenti che creano disordine rispetto allo status quo. Non amici, ma alleati dei romani, l'interesse della casta sacerdotale è quella di eliminare i predicatori itineranti fuori dalle righe, che mettono in discussione la loro autorità. uomini di fede che tramano di uccidere Gesù, così come probabilmente temevano il Battista. Temono però la rivolta di popolo e ancora di più l'insorgere delle forze romane e le possibili conseguenze di tumulti in questo periodo nella capitale. Gesù, ormai da giorni a Gerusalemme, ha sede a Betania, letteralmente "la città de povero" e ci dice Marco che si trova nella casa di Simone il lebbroso. La scena che ci viene descritta è surreale: Gesù è a casa di un lebbroso (già questo è motivo di scandalo, è come andare a cena a casa di qualcuno che è in quarantena da Covid) e per di più sono a tavola, con un uomo impuro e considerato maledetto da Dio. 

Come se non bastasse ecco che fa capolino una donna, uscita dal nulla, anonima, che ha con se un vaso di alabastro ricolmo di olio di nardo. Marco ribadisce un concetto molto importante: l'unguento che la donna ha con se ha un valore enorme. Il nardo è difatti un olio profumatissimo, noto nell'antichità come unguento prezioso e utilizzato per ungere i re o i defunti. Ovviamente non è un dono alla portata di tutti: Marco ci dice che il suo valore è stimato intorno ai 300 denari, una cifra decisamente significativa e fuori portata dei più. 

La scena rasenta il ridicolo: una donna entra in casa del lebbroso Simone, mentre tutti sono a tavola e rompe il vaso sopra la testa si Gesù facendo riversare tutto l'olio sulla sua testa fino a ricoprirlo completamente. Che senso ha tutto ciò? Una donna versa del nardo, un olio raffinato e puro, sulla testa del Signore?
In tutti i presenti si genera un clima di indignazione terribile, per lo spreco inutile di valore: con i soldi che si sarebbero potuti ricavare dalla vendita quante persone si potrebbero sfamare, salvare, aiutare!! 

Il gesto della donna ovviamente nasconde un simbolo: l'unzione era tipica nel mondo antico per l'elezione dei re e l'unzione dei defunti (Qumran CD 19,10, Cant 1,12). Gesù è riconosciuto quindi re, salvatore e Messia di Israele, ma non di certo secondo la via del potere, ma secondo la logica della croce. Dopo la sua morte nessuno potrà ungere il corpo di Gesù; la donna anticipa il gesto e ci fa uno spoiler indiretto della storia. Il messia passerà per la morte violenta, che gli scribi e i sacerdoti tramano per lui. Davanti allo sdegno Gesù ancora una volta risponde smascherando l'ipocrisia dei presenti: la donna ha compiuto un gesto di riguardo verso il giusto perseguitato, il servo innocente di Isaia che perirà per mano dei malvagi e per gli interessi umani. Infatti, continua il maestro, la possibilità di aiutare i poveri non verrà mai meno, sempre ci sarà l'opportunità di dare la propria vita per gli altri e per chi è nel bisogno, ma non si deve mai perdere di vista chi ci insegna come amare i bisognosi, con quale logica. La logica del discepolo è di ascoltare, accogliere la verità di Dio e poi portarla a chi è nella necessità. Se si salta la prima parte, si generano mostri che agiscono come benefattori, che sacrificano una minoranza spinti dall'ideale della giustizia e del bene. 

Con le sue parole Gesù smaschera il rischio sempre presente di chi fa del bene: perder di vista dov'è il bene, schierarsi dalla parte dei giusti e agire senza pietà contro i malvagi, ragionando per schieramenti e fazioni. La situazione politica mondiale odierna lo testimonia bene, ma volendo restare fedeli al Vangelo, Marco ci presenta la scena successiva con Giuda che si reca dai sacerdoti e dagli scribi di Gerusalemme per vendere la testa di Gesù. La cosa strabiliante è che lo fa per una piccola somma di denaro. L'evangelista non lo dice in modo netto, a differenza di Giovanni, ma non è difficile immaginare da che parte fosse Giuda nel momento dello spreco dell'olio. Diventa quindi chiaro il parallelo tra le figure contrapposte da Marco: da una parte una donna, che riconosce in Gesù il Dio Salvatore, crocefisso e sconfitto dagli uomini, ma glorioso secondo la logica di Dio, a cui dona tutto, un bene sconfinato. Il suo gesto d'amore e di fedeltà verso il Signore resta esempio di vita cristiana a cui tutti devono tendere. Dall'altra parte si ha l'ipocrisia e l'interesse della classe sacerdotale e di Giuda, che si indignano per uno spreco, perché perdono un'opportunità di mettere in mostra la carità e la loro giustizia, ma non si fanno problemi a calpestare la vita delle persone quando queste sono di intralcio per il loro progetto. Chissà perché Giuda ha tradito Gesù, per quali ragioni lo ha venduto il maestro per denaro? Forse aveva un'idea errata del messia, forse aveva realizzato che Gesù avrebbe seguito la via della croce e non quella delle armi e della violenza. 

Resta la tragicità della scena, la sua potenza espressiva: la casa del povero, Betania, in mezzo ai lebbrosi, reietti della società, va in scena uno spreco di denaro, tra lo sdegno dei ben pensanti, poco dopo il tramare della parte dei buoni (almeno sulla carta) che trova nel gesto di Giuda opportunità per una violenza assoluta. Leggendo il brano non possiamo che metterci nei panni di Giuda e dei sacerdoti: siamo legati al nostro volere essere buoni cristiani, pii e devoti, generosi e mai in fallo, a tal punto che ci dimentichiamo del perché siamo cristiani, di cosa significa realizzare il Regno di Dio passando per la croce e per la morte. Molti dei presenti non comprendono il gesto della donna perché non avevano ancora chiaro cosa volesse dire prendere la propria croce. Non vedevano che quell'olio versato di grande valore simboleggiava qualcosa di immensamente più prezioso: il sangue di Gesù Cristo versato sulla croce per quella redenzione di cui l'uomo non è capace, per salvare soprattutto coloro che lo hanno condannato.  

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