Mc 11,12-12,1 I Nemici di Gesù, Parte 1

Il Vangelo di Marco

Il cammino del discepolo

I nemici di Gesù

Ci avviamo lentamente alla conclusione del cammino di Gesù e della sua predicazione. Siamo nella grande città santa Gerusalemme, luogo di potere e di culto, dove si trova il tempio e la classe dirigente sacerdotale, dove girano i soldi, gli scambi commerciali sono intensi e la vita prolifica. Gesù si accampa a Betania, villaggio a pochi chilometri di distanza, e l'indomani esce per recarsi alla capitale della Giudea. 
Ecco che accade una cosa assurda: siamo vicini alla Pasqua, a primavera e, nonostante non sia la stagione dei fichi, frutto tipicamente estivo, Gesù li cerca tra i rami di un fico, un comportamento che potremmo definire "da stupidi": come può esserci un frutto fuori stagione? Non soddisfatto maledice la pianta, così che nessuno possa mangiare più dei suoi frutti. Immaginate la faccia dei discepoli che vedono il maestro inveire contro un albero di fichi perché fuori stagione non ne ha nemmeno uno…

Le cose sono essenzialmente due: o Marco vuole dirci che Gesù era malato psichiatrico, oppure ci vuole far intendere qualcosa di più profondo.  Per come il brano continua potremmo dire che la prima opzione risulta abbastanza plausibile. 
Gesù arriva a Gerusalemme e si trova al Tempio santo, costruzione imponente che Erode il Grande aveva ampliato rendendola un opera immensa e una struttura ricca di spazi e cortili. In particolare nella parte più esterna  venivano portate avanti molte attività. C' era chi scambiava le monete pagane, romane o greche, con quelle giudaiche, uniche accettate per le offerte al tempio. Vi erano poi i venditori di animali sacrificali, per compiere gli usuali riti di purificazione; per i poveri quelli più piccoli come colombe e tortore, per i più ricchi pecore e agnelli (molti di proprietà dei sacerdoti stessi). L'immagine è quella di un mercato aperto dove nell'ottica della purezza rituale, si operano scambi e trattative. 

Davanti a questa scena Gesù da di matto, rovescia i banchi dei mercanti e li scaccia via. Accusa direttamente la classe dirigente del tempio, i sacerdoti, gli scribi e gli anziani, di aver ridotto il luogo sacro per eccellenza ad una "spelonca di ladri" invece che in luogo di preghiera per le genti. 
Ancora immaginiamo cosa potessero pensare i discepoli del maestro che rovescia i tavoli, libera i colombi e butta a terra le monete. 
Davanti a tale comportamento indecoroso la casta sacerdotale di Gerusalemme vuole metterlo a morte, toglierlo di mezzo, perché un personaggio scomodo, che mette per di più a repentaglio la loro reputazione. Infatti, hanno timore delle folle che ascoltano Gesù, che lo seguono, che dalle sue parole sono scossi e reagiscono al sistema. Tanti ancora oggi usano questo brano per dipingere un Gesù anarchico o insurrezionalista, contro il potere del re Erode e di Roma.

In una scenetta seguente Marco fa domandare ai sacerdoti ed agli scribi a Gesù  perché si comporti così,  chi gli dia il diritto e l'autorità di farlo. Di nuovo il Nazareno "dissa" pesantemente i propri detrattori, porgendo un'altra domanda come risposta: Giovanni il Battista, quando battezzata, lo faceva in nome di Dio o era un semplice gesto per la sua gloria e per accrescere la sua fama e vanità?
La domanda non ha risposta da parte dei sacerdoti, in quanto, sebbene probabilmente pensassero che Giovanni fosse un ciarlatano che cercava solo di screditarli e di radunare seguaci, era un personaggio molto amato dal popolo. Quindi, ipocritamente, è meglio non screditare un uomo così popolare. D'altro canto, dire che Giovanni agiva per mano di Dio li avrebbe smascherati, in quanto si sarebbero sbagliati sul suo conto e non avrebbero riconosciuto la parola del Signore, proprio loro che sono i più vicini intermediari dell'Altissimo. Davanti a questo dilemma ecco che si tacciono e Gesù di nuovo vince la disputa. 

Il punto della questione non è più il potere ma l' autorità, che sembrano la stessa cosa ma non lo sono. I sacerdoti vogliono sapere con che diritto e potere Gesù agisce in tal maniera, mettendo a soqquadro il sistema che loro hanno architettato. Loro sono il potere religioso di Gerusalemme, sono detentori della verità, sono i migliori es esperti di Dio. Gesù risponde loro sottolineando che non hanno autorità. Certo hanno le guardie a loro favore, hanno ricchezza e gloria e tutti li lodano, ma hanno trasformato la fede nella loro dottrina. 
Fede è sacrificio al tempio e donazione di denaro, ma non basta farlo, deve essere notevole. Non è un gesto pieno di significato ma di pura apparenza, di costume e per la loro convenienza. 

Gesù e il Battista agiscono per fede, non loro agire e parlare risuona la voce di Dio e la gente lo nota, a tal punto che questo incute timore ai potenti. 

Che fine ha fatto il fico maledetto da Gesù? Si è seccato fino alle radici. Il fico è il simbolo di Israele che ha perduto la sua fede, trascinata nella routine, nel ragionamento di convenienza, nella ricerca della perfezione, dell'utilitarismo, in primis da chi si dice più vicino a Dio.
Ciò che resta è l'ipocrisia, perchè quando Dio viene e cerca frutti, ecco la scusa pronta: "Signore, non è stagione!"

Nulla è impossibile a Dio, nulla è più grande della sua autorità. Dio viene a visitare l'uomo e nessuno lo riconosce, tutti predicano che i tempi non sono maturi, eppure è già tardi. La fede, spiega Gesù, permette di smuovere le montagne, la preghiera sincera a Dio cambia il mondo e la realtà. Senza la fede e la preghiera, ogni associazione, organizzazione è vana, non c'è politica, non c'è clero, né liturgia. A che serve sentirsi puro perchè non si usano monete pagane se si è avidi e non si sa condividere? A che serve fare i sacrifici e onorare le feste e i sacramenti se ignori chi soffre vicino a te e non sai farti prossimo?

 Il tempio serve per far incontrare l'uomo e Dio, nella preghiera e nella comunità, ma se mancano queste è un luogo vuoto destinato a crollare, come il fico che secca dalle radici. 

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