La logica del potere

Il Vangelo di Marco

Il cammino del discepolo

Cosa volete che io faccia per voi? (Mc 10,32-52 )

Marco introduce prima dell'entrata di Gesù a Gerusalemme il terzo annuncio della sua passione. Di nuovo il maestro parla ai suoi e dice di come verrà ucciso da parte dei potenti di Gerusalemme. Non a caso nel capitolo successivo saranno presentate le dispute contro i dottori della legge e la figura del messia atteso e quello che Gesù rappresenta. Davanti alla sua profezia i discepoli restano di nuovo interdetti. Non riescono a comprendere di cosa Gesù parli e di che intenda con la sua resurrezione. Il tema era noto presso i giudei del tempo ma in senso comunitario, come una resurrezione che avesse coinvolto tutti a seguito di una nuova creazione, di un nuovo mondo. Ora invece Gesù parla di risorgere dopo la sua morte, al terzo giorno. I discepoli sono spaventati e di certo le parole di Gesù non sono confortanti.

La scena che Marco dipinge richiama alla mente ai lettori la strada verso il martirio, il puntare verso il nemico, con la paura che ne consegue e la morte come naturale conseguenza della loro ostilità. Nel percorrere tale cammino, viene richiamata alla mente la certezza del cristiano: la sofferenza, l'incomprensione e il sacrificio saranno compagne fedeli nel cammino, ma lo sguardo non può non essere rivolto alla resurrezione. Senza di essa, anche la morte di Gesù sembra una follia e la fede cristiana stessa è ridicola. Marco ricorda bene questo rischio di lasciarsi vincere dalla paura, ma è anche attento a sottolineare che nulla è mai per la gloria personale e per il potere. La logica è sempre la stessa: fare la volontà di Dio, anche quando ci è sconveniente, solo perchè è la cosa giusta da fare. Non c'è un tornaconto certo, non un gioco di potere perverso, per cui chi è più santo nel regno è più grande. Essere grandi vuol dire essere  servi e mettere al servizio la vita stessa per Cristo. Non c'è nessuno che possa guadagnare alcuna posizione di spicco, non c'è un riscatto sicuro, né un modello ideale. Marco non promette nulla, il Vangelo non elenca i doni per i martiri, nessun premio se non l'accesso al Regno di Dio. 

Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù dei posti d'onore, convinti forse che il loro cammino sia di rivoluzione e che li porti all'apice del potere. Non si rendono conto che la prova che dovranno affrontare, l'amaro calice da cui berranno, è la morte stessa. Il battesimo di fuoco in cui Gesù sarà provato è un destino che dovrebbe essere di ogni cristiano, tanto che le prime comunità lo sperimenteranno sulla propria pelle dopo la morte del maestro. La logica del regno è il donarsi per gli altri, fino alla morte, non ambire ai primi posti, sapendo che solo Dio è Signore. Ogni altro riconoscimento vale tra gli uomini, può essere nulla per Dio. Non c'è medaglia, nessun onore, nessuno che sia innalzato. Solo l'amore del Padre che basta a saziare l'ego e la propria smania di possedere e avere. Essere servi inutili perchè incapaci di restituire l'amore di cui viviamo, incapaci di lottare contro il male per far vincere il bene. 

Il cammino della croce passa per il martirio, non quello di chi si fa saltare in aria per uccidere gli infedeli o di chi cerca di imporre la propria visione del mondo con la scusa che sia la verità delle cose,  ma di chi è pronto a perdere tutto, ad essere l'unico che resta fedele, anche quando tutto viene meno, persino quando non sì ha alcuna garanzia di contraccambio nel farlo. Non è una questione politica, di ideali o di concetto. Semplicemente la radicalità della vita. 

Gesù è venuto al mondo per essere servo e non re, non può essere corrotto, perchè nulla a da offrire se non se stesso. In quel sacrifico, così duro e scandallizante, risiede la fonte della nostra salvezza.

Il brano che segue è ancora più esplicativo: i figlio di Zebedeo ( che vuol dire "dono di Dio") hanno sperimentato che la salvezza di Dio e il Regno viene come un dono divino. Ora un mendicante cieco di Gerico, Bartimeo, figlio di Timeo (che vuol dire onorare) incontra Gesù e gli urla dietro, quando tutti gli ordinano di smettere. Lui però insiste e anzi urla ancora più forte per farsi sentire. Gesù porge la stessa domanda che avevano fatto i due fratelli discepoli: "cosa posso fare per voi?"  Mentre i due figli di Zebedeo avevano chiesto ruoli d'onore nel regno, il cieco chiede di poterci vedere. Il poveretto stava lungo la strada che da Gerico sale a Gerusalemme, ora incontra Gesù e gli chiede di vedere, di poter essere seguace, di poter osservare la gloria di Dio. Viene così graziato e diviene un discepolo, non più al margine ma in cammino lungo la via della croce, quella che porta alla morte, che ti fa lasciare il mantello e ti fa rinunciare a tutto. 
Non c'è peggior cieco di chi non vuole vedere ma Bartimeo, a differenza di Giacomo e Giovanni, desidera che Gesù gli mostri il volto del Padre, non secondo il loro modo di vedere,  ma per mezzo degli occhi di Dio. 

Ecco che la logica del potere è rovesciata. Non si guarda con lo sguardo della mentalità del tempo, ma con quello di Dio.
Non perché non ci si deve uniformare alla massa o perchè ciò che la società propone sia sbagliato, ma perchè lo sguardo di Dio esula da tutte quelle motivazioni faziose, per cui ogni scelta, ogni azione, anche la più nobile, nasconde un' arroganza e una intolleranza diabolica. La logica della misericordia di Dio può concordare con il modo d'agire etico, seppur nobile, dell'uomo, ma guarda alla persona così come è. L'ideale, per quanto nobile,  per essere perpetuato, finisce per distruggere l'uomo che stesso che doveva tutelare.

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