Una famiglia non convenzionale

Il Vangelo di Marco

Il cammino del discepolo

Una famiglia non convenzionale (Mc 10,1-31)

Continua la predicazione di Gesù riguardo agli usi delle prime comunità cristiane, in contrasto con il costume usuale delle scuole rabbiniche del suo tempo. In particolare, sono tre elementi che nel capitolo 10 vengono sottolineati dell'evangelista Marco. 

Il primo tema è relativo al ripudio della propria sposa. Secondo il costume delle scuole rabbiniche il divorzio e il ripudio aveva diverse modalità e poteva avvenire con un atto formale da parte del marito, qualora fossero soddisfatti alcuni requisiti che variavano in base all' interpretazione. Si va quindi dal caso più grave dell'adulterio, per cui la sposa poteva anche essere messa a morte, al semplice non gradimento delle doti culinarie, per poter rompere il patto nuziale. La donna era messa fuori dalla porta e lasciata a sè stessa. Senza un marito, in una società patriarcale, ormai già sposata e quindi poco appetibile per un nuovo sposo, la donna rischiava un destino anche peggiore della morte. Marco si lancia a capofitto nella disputa e fa dire al suo Gesù che Mosè permise il ripudio ma solo perchè il popolo di Israele era duro di cuore. In sostanza, la pratica del divorzio è legittima ma solo per la debolezza e il capriccio della società del tempo. La donna è spogliata dalla sua sacralità, diviene un oggetto per il capofamiglia, che una volta stanco di lei può ripudiata. Le donne divengono quindi una delle categorie più a rischio, usate e abbandonate.Benchè la donna sia stata tolta dal lato dell'uomo, ne è cosi subordinata. Questo era il pensiero maschilista che andava per la maggiore. Marco però ribadisce che per i cristiani non è così, che Dio separa l'uomo e la donna dallo stesso essere e desidera che tornino ad essere la stessa cosa, una carne sola, indivisibile. Questo legame non può permettere di guardare l'altro in termini di utilità ma solo d'amore e di dono gratuito. L'uno vive nell'altro, il matrimonio non è un semplice costrutto sociale, ma il tornare ad essere uno, completo, come Dio fece l'Adam. La sacralità del matrimonio è quindi ribadita, senza possibile eccezione. 
Diviene quindi un impegno sacro, che riconduce alla creazione iniziale di Dio e ne rispecchia la volontà divina. 

Nell'unione tra uomo e donna vi è anche la nascita di figli, come dono sacro di Dio, generare la vita come il Padre. L'altra figura che Marco difende è quindi quella dei bambini, che sono veri signori del Regno. Non hanno nulla se non ciò che il Padre dona loro. Nella semplicità e nella provvidenza vivono la vita con fede pura. 

Ultimo punto dell'insegnamento di Gesù di questo capitolo è relativo alle ricchezze. Un uomo, ricco e pio, che sempre ha seguito la legge e i comandamenti, va da Gesù per chiedergli cosa deve fare per avere la vita eterna. Era consuetudine nelle scuole rabbiniche chiedere cosa fosse necessario per essere introdotti alla vita, per essere considerati figli di Dio. Gesù in Marco è però molto radicale. Un uomo che ha così rettamente osservato la legge è perfetto per entrare nel Regno, al punto che Gesù lo guarda con commosso amore. Tuttavia l'uomo è molto legato ai suoi beni e per questo decide di non seguire Gesù. Questa disfatta è terribile per il punto di vista dei discepoli. Nemmeno  un uomo ricco, che ha molte possibilità, riesce ad accedere al regno di Dio. Tuttavia ci riesce facilmente un bambino e come più avanti vedremo ,una vedova che dona le poche monete che ha. Il regno non si può prendere, ma solo accettare come dono. Non è possibile all'uomo entrarvi con la forza, nonostante il nemico forte, Satana, cerchi di prenderselo brutalmente. Solo la fede, che poi si attua in opere di misericordia, e l' umiltà di figlio permette l'accesso alla vita eterna. Un ricco ha troppo di superfluo e d' ingombro, come nell'iopeebole usata da Marco, del cammello che passa per la cruna di un ago. Molti sono stati i tentativi di diminuire l'esagerazione dell'iperbole ma di questo si tratta. 



Chi ha qualcosa di superfluo, che non è pronto a gettare per il regno, non può entrarvi. Chi sacrifica per proprio egoismo il proprio matrimonio e tradisce il proprio compagno/a non può entrare nel regno. 
Chi vede nel povero, nei bambini, negli ultimi un impiccio alla propria serenità e libertà, sceglie liberamente di voltare le spalle al regno. Chi prodiga tutto se stesso per gli altri e dona la vita, totalmente affidandosi a Dio, già è Signore del Regno.

Abbandonare tutto per Gesù, per il regno, significa seguire il Cristo fino alla croce. Significa inseguire io bene anche quando ci costa tutto. Gesù però rinfranca i discepoli, che per lui hanno messo in secondo piano ogni cosa. Hanno lasciato la casa, magari in conflitto con i parenti, mollato la loro occupazione, fonte sicura di sostentamento. I cristiani qui delineano un nuovo sistema di vita, in cui non serve avere legami consolidati e rigidi. Tutti, prima che figli, padri, madri, fidanzati, sposi, siamo figli dello stesso Padre, ed ogni bene è nostro, una proprietà privata, finché non serve ha chi ne ha bisogno. 
Tutto ciò che possiedi è di Dio e se ti è chiesto di condividerlo, come puoi sottrarti? Chi segue Gesù entra nella logica della condivisione, non tutti hanno uguale, ma tutti hanno lo stesso diritto a tutti. Ognuno è servo degli altri e adempie il suo dovere anche condividendo. Il Signore è il servo di tutti. Ma questa è un altra storia.

Commenti

Post più popolari