Il giorno in cui fu sconfitta la morte

Il giorno in cui fu sconfitta la morte 

Riflessione sulla Pasqua


 
Peso che schiaccia
Sieger Köder: "Peso che schiaccia"
Fino a qualche anno fa credevo che la Pasqua fosse una festa insulsa e sciocca, così come i cristiani che la festeggiano. Più in generale, avere fede in una speranza miracolosa di vittoria sulla morte mi appariva come la vittoria di Pirro dei deboli e degli idioti, che vivono nella speranza che un Dio li salvi e gli conceda una qualche forma di immortalità. Dio avrebbe mandato il Suo figlio prediletto, Gesù, compartecipe della Sua divinità stessa, al fine di redimere l'uomo dalla condizione di peccato, una condanna che Lui stesso ha decretato, sulla base della Sua creazione imperfetta, proponendo come soluzione un sacrificio cruento. A conclusione di questo fantastico show, ecco che Dio agisce e risuscita il figlio prediletto e decreta che la salvezza dalla dannazione passa per la fede in questo eroe-martire. Mi sembrava senza senso che un Dio, che regolamenta tutto l'universo, attui un progetto così contorto per donare a pochi una salvezza che poteva concedere senza sforzi a tutti gli uomini. Non poteva Dio evitare che l'uomo fosse debole, sofferente, malvagio, bisognoso di tutto ed incline a ferire gli altri e sé stesso per suo diletto e soddisfazione? Non poteva evitare i fattori scatenanti di questo peccato e perché la venuta al mondo di un palestinese di duemila anni fa e la sua morte dovrebbero essere redentrici per l'umanità?  La cosa che non riuscivo minimamente a capire era come delle persone, nel XXI secolo, possano credere ancora in queste contorte teorie fantasiose. 

Mi stupisce ancora di più sapere che oggi mi professo cristiano e festeggio la Pasqua del Signore con la gioia di qualcuno che è stato redento. Voglio ripropormi e riproporre la domanda a chi legge: perché festeggiare la Pasqua e che valore ha per noi cristiani moderni? 

Ci viene spesso ribadito (forse non molto chiaramente) che la fede è relazione con Dio, che ci fa rinascere, risorgere e  che cambia la nostra vita. Credo che tutto questo sia vero: la fede cristiana parte dall'esperienza di una comunità che ha conosciuto una persona, Gesù. Dubito che quando lo hanno incontrato per la prima volta i discepoli abbiano pensato "Guarda, Dio ha mandato il suo Figlio prediletto, che ha tenuto in serbo per noi aspettando che fossimo completamente persi e irrimediabilmente compromessi nel peccato, affinché muoia per scontare le nostre colpe nei suoi confronti...Finalmente!". I discepoli hanno condiviso con Gesù la loro vita, hanno ascoltato le sue parole, hanno osservato i suoi gesti, hanno patito con lui la sofferenza e il dolore. Come tutti noi facciamo ogni giorno, i discepoli e Gesù hanno vissuto l'esperienza stupefacente e meravigliosa dell'esistenza umana, sconvolti però dalla crudeltà e dalla realistico cinismo che la contraddistinguono. Nel maestro hanno visto la giustizia, l'amore, il bene fatto persona; sul Golgota quel venerdì nero hanno assistito alla desolazione che tutti noi ogni giorno sperimentiamo. La vita è difficile, ingiusta, severa e  crudele. Basta un virus a far cadere nella disperazione l'umanità; ci sono uomini che sacrificano e danno tutta la loro vita per il bene e muoiono nell'anonimato mentre dei fantomatici luminari, venerati come divinità, sono coperti di onori e guadagnano milioni influenzando le scelte del mondo. Il potere e le ricchezze sono mal distribuiti nelle mani di pochi, i diritti umani non sono rispettati, il merito non viene premiato. Resistono sono solo pochi illusi che si battono perché questa luce di bene prevalga sul mare di malvagità che dilaga nel mondo, ma troppo spesso finiscono crocifissi, umiliati, stigmatizzati dal pensiero comune e dall'ignoranza, sacrificati alla logica del profitto e dell'egoismo.

In sostanza, siamo liberi sulla carta di diventare chi o cosa vogliamo, ma in sottoimpressione compaiono i consigli di vita tra i quali scegliere. Puoi essere un perdente, un non integrato, un disadattato ed un fallito oppure un vincente, bello e sicuro di te, ricco e di successo; l'unica cosa che conta è che tu vesta quel ruolo finché non ti calza a pennello. L'importante è che le tue paure, quelle vere e più radicate, non vengano a galla e che tu non ti senta esposto, nudo e vurnerabile. Quello non sappiamo gestirlo, ha troppa influenza su di noi, ci spinge al limite e ci fa perdere il controllo. Infatti, è per paura che compiamo il male: per paura di non essere accettati umiliamo chi è più debole di noi, per paura di essere giudicati cerchiamo mille scuse e di provare sempre la nostra ragione, schierandoci con chi è più spavaldo e sicuro ma non per questo migliore o più intelligente. Per paura di morire ed essere dimenticati cerchiamo di diventare qualcuno, di lasciare disperatamente un segno nella vita di eterno. 

Gesù duemila anni fa venne riconosciuto da qualcuno come un uomo buono e giusto senza pari, come sarebbe Dio sulla terra. Tuttavia predicando il bene fece emergere il male. Non perse tempo con l'apparenza delle persone ma andò dritto al problema che queste celavano e che li affliggeva. Nessuno poteva nascondere il demone che risiedeva in sé. Come ogni buon operatore di bene dette fastidio a chi faceva il male e così fu messo a tacere. Così, tutti potettero tornare nei loro sepolcri imbiancati, vivendo delle loro paure, celandosi dietro le futilità. Avevano letteralmente messo una pietra sopra alla predicazione di Gesù, quella del sepolcro che lo condannava alla morte. Il bene è destinato a morire, ad essere messo a tacere, perché troppo fastidioso da ascoltare. Gesù è la dimostrazione che l'uomo sogna e desidera il lieto fine, ma se questo lo scomoda troppo, si accontenta di una conclusione mediocre.

In quel venerdì santo la storia si ripeteva ancora una volta: Dio dov'è? La morte e la rovina la fanno da sovrani e dilagano, mettendo a tacere il bene. Come può esserci speranza? 

Ebbene per me questa è la Pasqua: ricordare che Dio è fedele e ci salva da ogni male e da ogni paura, persino dalla morte. Gesù è venuto nel mondo per portare il bene all'umanità, per portargli la vita e scacciare il demone della paura che ci attanaglia. Ha sofferto e patito tutto, senza cedere alla tentazione più grande: la sfiducia nel mondo e in Dio. Continuò ad avere fede fino alla fine, anche davanti al silenzio imbarazzante del Padre che per me era inconcepibile. La promessa che Dio ci fa e che Gesù testimonia è che alla fine il bene trionfa sempre, anche quando non vediamo come si possa arrivare a tale epilogo. Nella passione, tutto il male che Gesù ha raccolto lungo la sua vita è portato sulla croce e distrutto con lui; nella risurrezione Dio rivela come, mantenendo la speranza e la fede in Lui, ogni assurdo della vita acquista senso e che il Suo amore piega anche la morte.


Buona Pasqua

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