Reagire alla parola (Mc 3,6-12)
Il Vangelo di Marco
Il cammino del discepolo
La reazione di fronte alla parola (Mc 3,6-12)
Siamo giunti alla fine della prima sezione marciana, dove l'autore ha introdotto la figura di Gesù, ne ha evidenziato e rimarcato l'autorità, dando spazio ad una serie di discussioni causate dall'insegnamento radicale di questo maestro della Palestina. Se da un lato enormi folle sono dette seguire Gesù, ecco che d'altra parte l'élite sacerdotale del tempo si scaglia contro la predicazione del nazareno, accusandolo duramente. La sezione esaminata in precedenza si chiude con un versetto profetico, che preannuncia il finale del vangelo. Gli scribi, i farisei, i dottori della legge, coloro che a Gerusalemme governano sul popolo con autorità religiosa trovano alleati contro Gesù negli erodiani, termine che probabilmente si riferisce a coloro che appoggiavano Erode Antipa, tetrarca della Galilea, re Idumeo e non particolarmente apprezzato dai giudei, visto il suo favore alla pratica dei costumi ellenisti. Come spesso accade, due nemici si alleano contro una minaccia emergente, che rischia di portare il popolo e le folle contro l'istituzione regnante, Da questo punto di vista Gesù è un rivoluzionario: non tanto perché il suo insegnamento sia qualcosa di nuovo in assoluto nel mondo ebraico, ma perché viene a recuperare tutta una serie di valori che erano stati dimenticati o meglio accantonati. Il grande scandalo era però l'ipocrisia, il considerare giusta una legge che molti, spesso per motivi di necessità non potevano rispettare. Coì si condanna il pastore impuro o chi come lui per lavorare non può osservare alcune norme di santità, o si etichetta un malato come maledetto da Dio, perché lui stesso lo ha punito nella logica del sistema teologico. Non si può toccare un morto o entrare a contratto con il sangue senza divenire immondi, e dover rispettare dei tempi e dei riti di purificazione. Al tempo stesso però, la legge esige che ci sia misericordia, che anche a costo di sporcarsi le mani si operi nel bene e per chi ha necessità. La critica di Gesù non è tanto alle norme di purità, che probabilmente saranno gradualmente abbandonate più tardi, con l'innesto del mondo pagano in quello cristiano, ma al fatto che per rispettare queste indicazioni secondarie, tipiche della cultura del tempo, si trascuravano quelle primarie. Non ha alcun senso mantenere la propria purità se poi non si soccorre il bisognoso e si opera con misericordia. Di fatto, l'estrema osservanza delle norme finiva per violarne altre, molto più radicali e fondamentali. Per risolvere il grande rompicapo sull'etica bastava quindi apparire come giusti e dimenticarsi di ciò che realmente è fondamentale. La stessa logica di chi fa beneficenza con un bonifico, giusto per avere la ricevuta di "buona persona", portandolo in detrazione alla sua coscienza e poi non riesce a guardare negli occhi un povero che gli chiede aiuto sotto casa, perché fortemente disgustato da ciò che potrebbe vedere. Gesù predica al contrario: prima soccorri chi necessità e magari nel farlo sporcati fino ad essere il più reietto della società, poi chiedi pure perdono a Dio e purificati. Il problema di fondo è che Dio perdonerà molto più facilmente il tuo esserti macchiato di sangue o l' aver violato il sabato per una reale necessità, che il delitto di aver ignorato un grido d'aiuto di chi era nel bisogno.
Il messaggio di Gesù, così radicale, viene a mettere in discussione coloro che si credevano più ligi alle regole, modificando il paradigma, cambiando la prospettiva. Questa è la principale motivazione che porta al complotto contro il nazareno, a tramare per la sua morte.
Marco, in chiusura di sezione, ci fa vedere come il messaggio di Gesù sia di scandalo per i sacerdoti e come essi vogliano toglierlo di mezzo. Se però questa è la reazione dei potenti di Gerusalemme e della Galilea, per contro ecco che ci viene proposta una scena trionfale, con Gesù che lungo il lago di Galilea impartisce il suo insegnamento al popolo che lo segue in grande numero. Marco ci dice che le folle di seguaci di Gesù vengono da tutta la Palestina; dal sud, dove si trovavano la capitale della Giudea, Gerusalemme, e la regione dell'Idumea (antica terra di Edom, discendenti di Esaù, considerati da sempre nemici di Israele, da cui proviene anche la famiglia reale di Erode) così come dal nord, dal Libano, con le città principali di Tiro e Sidone e persino da est, dai territori al di là del Giordano.
Gesù raduna tutte queste folle presso il mare, luogo della sua predicazione ma anche di chiamata dei discepoli come visto al capitolo 1, termine improprio per indicare il lago di Tiberiade, centro pulsante della vita della comunità della Galilea. Tuttavia, il senso profondo che acquisisce tale luogo è quello dell'invio alla missione. Davanti alla miriade di folla pronta ad accalcarsi intorno a Gesù, per ottenere da lui un qualche prodigio, una guarigione o un segno della sua potenza, Gesù è costretto a farsi mettere a disposizione una barca su cui, scostandosi dalla riva potesse avere la possibilità di insegnare.
Ecco allora che il lago e l'imbarcazione assumono un significato fondamentale per il lettore che ambisce a divenire discepolo del Cristo, che nei capitoli successivi sarà ancora di più chiarificato per mezzo di episodi di miracoli e parabole. La barca è lo strumento della missione, che conduce verso i popoli della terra il vangelo, alle redini della quale sono presenti Gesù e i discepoli. Non è quindi un caso che il maestro abbia chiamato dei navigatori, con la promessa di farli divenire "pescatori di uomini", in grado di fronteggiare una traversata molto più rischiosa e ardua di quella del lavoro giornaliero. Tutti coloro che ascoltano sono possibili discepoli, che sono posti di fronte ad un bivio: seguire Gesù con la barca, fronteggiando io rischi che questa missione comporta, oppure rimanere a terra, al sicuro.
Marco quindi da il via ad una nuova sezione, in cui si rende esplicita differenza nella modalità di sequela di Gesù. Per ora Gesù è colui a cui gettarsi ai piedi per poter guarire dal male, davanti a cui i demoni, gli spiriti del male si piegano perché riconoscono in lui il bene che li contrasta. La sua presenza ha degli effetti evidenti su chi entra a contatto con lui, porta a guarigioni miracolose e alla fuga delle forze malvagie che opprimono l'umanità. Gesù è un santone, un guaritore, un salvatore per queste persone. Marco però non esplicita ancora chi sia il maestro, anzi, ribadisce con insistenza il così detto "Segreto messianico", celando l'identità del Cristo, del Figlio di Dio, che i demoni continuamente riconoscono. Gesù ha un segreto che la gente non deve ancora conoscere. Non è il momento propizio perché la verità su di lui sia manifesta. Questo vangelo è un'opera di rivelazione successiva, che ad ogni pagina concede una traccia per comprendere il mistero di Gesù. L'opera comincia a rimarcare la differenza netta tra i seguaci del Cristo e i suoi discepoli. In molti lo osanneranno, altri lo ripudieranno, tutti lo cercheranno, nel bene o nel male, molti saranno spinti dalla disperazione, altri dalla curiosità, alcuni in atteggiamento di diffidenza. Il punto non è perché il discepolo si avvicini a Gesù, quali le circostanze che lo portino da lui, ma il cammino che inizierà dopo quell'incontro, solo quello fa la differenza.
Anche per i cristiani di oggi, come un mantra quotidiano, deve risuonare la domanda fatidica, che fa la differenza per la propria esistenza. Siamo seduti in riva al mare o siamo pronti a prendere il largo, facendoci seguaci di Gesù e missionari nella vita? Quanto conosco Gesù ed il suo insegnamento? Sono in cammino per comprendere a pieno il mistero che incarna nella sua persona, cercando di comprenderlo nella mia vita, con il rischio perenne di sbagliare e cadere o mi basta la versione “lite“, preconfezionata, usa e getta, da rispolverare giusto ogni sette giorni e durante le feste, o in punto di morte?
Marco lascia intendere che Gesù non è un semplice uomo, che non è mai solo ciò che ci racconta. Sta a noi lasciarci guidare dall'evangelista, alla ricerca della verità sul mistero della figura del Cristo e del Figlio di Dio.
Commenti
Posta un commento