La pace nella tempesta
Mai come quest'anno noi cristiani siamo chiamati a compiere un gesto paradossale: ringraziare Dio per l'anno appena concluso. Sembra molto difficile credere che ci sia qualcosa per cui valga la pena ringraziare. Persino io, che non posso recriminare nulla al maledetto Covid e che non ho avuto pesanti ripercussioni a causa del nemico, ho visto andare in fumo tutti i miei piani, perdere dei riferimenti importanti che credevo saldi nel mio futuro, mi sono sentito smarrito nel senso di incertezza che avvolge tutti noi. Non oso pensare a chi in questo momento ha vissuto drammi economici, lutti o situazioni di crisi, alle volte insostenibili. Tuttavia, come ogni Natale, festeggiamo la nascita di Gesù, Dio che viene a visitare il suo popolo, l' Emmanuele,
Dio "si rende in tutto simile ai fratelli" (Eb2,9-17), si fa prossimo alla nostra condizione di miseria. Eppure, la speranza non potrebbe esistere senza la disperazione e la crisi; su quel fanciullo l'ombra della croce era già presente dal primo istante di vita. Davanti a questa raccapricciante figura di morte, non posso che pensare a quanto stonino gli inni di grazia come il Magnificat e che senso abbia l'annuncio della pace nella venuta del salvatore. "Pace, pace mentre pace non c'è" scriveva Geremia" (Ger 6,14) e ancora oggi come possiamo sperimentare pace e ringraziare per un anno simile, per un periodo storico che ha segnato così profondamente tante persone e ha intaccato in molti casi anche la nostra capaità di essere felici? Questo anno ci ha come bloccati, in attesa di poter tornare alla vita ed avere pace. Viviamo una serenità che odora terribilmente di ipocrisia.
Se il Natale come diceva San Leone Magno è "Il natale della pace", che giunge a noi mediante Gesù, direi che ho due alternative: o è solo una fantasia per bambini (in tal caso ho commesso un grave errore nel convertirmi e dovrei tornare ad essere paladino dell'ateismo) oppure come spesso accade, è l’apparenza ad ingannare.
L'altra sera tutti eravamo tesi verso il nuovo anno, sperando che un colpo di lancette potesse cancellare i fatti che ci hanno segnato fino all'osso. Come può lo scoccare della mezzanotte ridarmi i mesi persi con Marika o far sparire le tensioni in casa, la paura quando uno a me vicino si ammalava o alla prima linea di febbre misurata; il vedere che intorno a te le persone soffrono solitudine, paura e la crisi economica? Come si può pensare che un secondo di differenza, che un uno in più sulla ifra dell'anno corrente riporti indietro ciò che è andato ormai perso? Ovviamente non è che un atto di fede, uno sperare che ciò che verrà sarà migliore. Un fidarsi e riporre le proprie aspettative di salvezza nel domani.
Mi viene in mente che se devo ringraziare per qualcosa, allora è per il dono di dire "sì". Accetto il Covid, la quarantena, la crisi, lo smarrimento, la paura del futuro, il dolore. Sì a quello che mi è capitato e che potrebbe accadere. Da cristiano non possiamo che dire sì, sia fatta la tua volontà: così Gesù ha pregato di fronte al cammino che aveva davanti; accetta di bere il calice amaro. Ringrazio Dio nonostante tutto, perché so che la storia non è in balia del fato cieco, ma che una sapienza profonda la muove e la guida.Sia ben chiaro che non dico grazie per il Covid, per la distanza da chi amo, per tutti i progetti andati in fumo, per l’esaurimento e la sofferenza delle persone care a cui voglio bene.
Rendo grazie a Dio per il dono della pace, quella capacità di fidarsi che non tutto finisce, anche quando un altro capitolo sembra non esserci, che ti permette di amare anche quando intorno vedi solo odio, che ti da la voglia di aiutare e farti vicino, in un mondo che in fondo soffre le distanze ma è sempre stato abituato ad essere lontano ed indifferente.
Per l’anno nuovo non posso che augurarmi che Dio venga a visitarci, che porti serenità nei nostri cuori, che non ci tenga in attesa che le cose cambino per poter tornare ad amare, ma che ci insegni a dare tutti noi stessi, anche quando non abbiamo nulla da offrire.
Se dovessi esprimere un desiderio per l'anno che verrà, chiederei senz'altro di poter togliere la mascherina dalla faccia e che sparisca questa piaga il prima possibile, ma ancor di più che il Signore mi dia sempre la forza di amare la mia vita e le persone a me care, anche quando un piccolo bastardo lo rende molto complicato. Perché in fondo non vale molto di più l’amore che sappiamo mostrare nei tempi di crisi, quando nulla è amabile rispetto a quello che elargiamo ipocritamente quando nulla ci turba (Mt 5, 43-46)?
Buon anno a tutti e che la pace del Signore possa giungere a chi più ne necessita.
Luca
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